L’ex attaccante di Juventus e Napoli Fernando Llorente, appesi gli scarpini al chiodo, è tornato in Italia in una nuova veste, cioè quella di commentatore della nuova Champions League per Prime Video (che anche per l’edizione 2024-2025 trasmetterà in esclusiva la miglior partita del mercoledì sera).
In occasione della presentazione del palinsesto per la nuova stagione il 39enne spagnolo ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Fanpage.it nella quale abbiamo potuto affrontare tanti temi d’attualità su squadre, allenatori, calciatori, presidenti e movimenti calcistici che conosce molto bene, a partire dalle differenze tra la Spagna, fresca campionessa d’Europa, e l’Italia che fatica invece a tirare su giovani talenti e ancora costretta a fare i conti con l’ormai annosa carenza di centravanti.
Tra ricordi, aneddoti, analisi e previsioni, sono tantissimi altri temi di cui abbiamo parlato con Fernando Llorente nella lunghissima chiacchierata che abbiamo avuto il piacere di fare: dalla sua esperienza con Antonio Conte come allenatore (traumatica all’inizio, dura ma ricca di soddisfazioni nel prosieguo della stagione) a quella con Massimiliano Allegri nei suoi anni alla Juventus all’ormai celebre “ammutinamento” e il successivo esonero di Carlo Ancelotti nel periodo in cui è stato ha militato nel Napoli di Aurelio De Laurentiis fino all’augurio che la proprietà partenopea non si comporti allo stesso modo con il tecnico appena arrivato.
Cosa fa oggi Fernando Llorente dopo il ritiro dal calcio giocato?
“Per ora sto cercando di godermi il tempo libero perché per tanti anni ho giocato a calcio e quindi non avevo molto tempo per stare con la famiglia, con miei i figli. Ora mi godo questo, poi vedremo. Adesso sto cominciando a lavorare con Prime Video e sono molto felice”.
Cosa ti aspetti da questa nuova Champions League?
“Che sia più bella per gli spettatori. La Champions è la migliore competizione europea per quanto riguarda i club e posso dire, io che ho avuto l’opportunità di giocarla, che è bellissima. Quando risuona la canzone della Champions ti viene la pelle d’oca. E penso che con questo nuovo formato della Champions sarà ancora meglio: più partite, più spettacolo e non vediamo l’ora di iniziare”.
L’Europeo è appena finito con la tua Spagna che si è laureata campione d’Europa con tanti giocatori baschi che sono stati decisivi. Qual è la caratteristica che differenzia i calciatori baschi dagli altri?
“I baschi hanno qualcosa che il resto dei calciatori non ha: sono cattivi. Hanno questa forza che viene dal futbol basco. Chi come me è cresciuto lì lo ha imparato da piccolo che devi metterci quella cattiveria, quella forza, quella voglia di lottare e quella voglia di mettere tutto in campo. E alla fine questo fa sì che crescano così tanti grandi giocatori in quella zona della Spagna”.
L’ultimo Europeo ci ha detto anche che, a differenza dell’Italia, la Spagna ha avuto la capacità di tirare su una nuova generazione di talenti. In cosa il calcio spagnolo lavora meglio rispetto a quello italiano?
“Ora le cose stanno migliorando anche qua, ma quando sono arrivato in Italia c’era una grande differenza perché per i ragazzi il passaggio dalla Primavera alla Prima squadra era un passo troppo grande. In Spagna invece appena finite le giovanili passavi in terza divisione dove iniziavi a giocare con gente di 30-35 anni che aveva già grande esperienza nel calcio e imparavi un po’ quello che era il vero calcio. Poi si passava in seconda divisione e infine in Liga. Adesso mi sembra che anche in Italia si sta arrivando a questo percorso e questo aiuterà i ragazzi giovani che impareranno più velocemente quando giocano in queste competizioni che sono più complicate per loro. È vero anche che forse qua in Italia si fa più fatica a dare fiducia ai giovani giocatori. Soprattutto quelli che hanno qualità ma che ancora fisicamente in quel momento non sono strutturati. Qui mi sembra si abbia maggiore fiducia nei giovani calciatori che hanno grande fisicità, mentre in Spagna viene data fiducia anche a calciatori gracili ma che mostrano di avere qualità”.
Quale consiglio daresti al calcio italiano per tornare al top del calcio mondiale?
“Sono certo che anche nel calcio italiano ci sono già grandissimi allenatori molto preparati nei settori giovanili che sicuramente avranno già cominciato a fare molto bene quel tipo di lavoro e spero che nei prossimi anni anche vengano fuori tantissimi grandi giocatori giovani anche in Italia”.
Da anni l’Italia ha il problema centravanti e Scamacca al momento sembra l’unico a poter ricoprire quel ruolo, anche se in quest’ultimo Europeo non ha brillato. Secondo te in cosa deve migliorare per essere il faro dell’attacco dell’Italia in futuro?
“Scamacca è un giocatore che mi piaceva fin da quando era giovanissimo e credo che abbia tutto il potenziale per diventare un grandissimo calciatore. Il fatto che non abbia brillato in quest’ultimo Europeo probabilmente non è nemmeno colpa sua: l’Italia deve essere una grande squadra e si devono aiutare l’un l’altro. Non penso che sia colpa di un singolo calciatore o di Scamacca che non ha brillato: è stata tutta l’Italia a non aver brillato”.
In questa nuova Champions ci sarà anche la nuova Juventus di Thiago Motta, cosa ti aspetti dai bianconeri?
“Mi aspetto una Juventus che ha fame di tornare a vincere titoli. Arriva un nuovo allenatore che conosce l’ambiente e che ha fatto un grandissimo lavoro al Bologna portandolo in Champions, è stato impressionante quello che è riuscito a fare. Sono convinto che anche alla Juventus farà un grande lavoro”.
Non ci sarà invece Allegri che ha concluso malissimo la sua avventura in bianconero, perché è finita così male secondo te?
“È finita una grande generazione di giocatori che hanno vinto nove campionati di fila e forse non sono stati bravi al momento del ricambio, a formare la squadra con i giocatori giusti per continuare a vincere. Quest’anno non era un lavoro facile, lo avevano fatto alla grande per nove anni, si può anche sbagliare”.
Con la Juve hai giocato anche una finale di Champions contro un Barcellona stellare e, dopo un primo tempo complicato, nella ripresa avete addirittura rischiato di vincerla. Ricordi cosa vi disse Allegri nello spogliatoio?
“Non ricordo, sono passati tanti anni (ride, ndr). Ma è vero che è stata una partita dove ce la siamo giocata alla pari con il Barcellona che era una squadra magnifica: c’era Neymar, c’era Suarez, c’era Messi. Era una squadra devastante, hanno vinto tutto quell’anno, era molto complicato giocare contro di loro. Io venivo dalla Spagna, li conoscevo bene. Con l’Athletic Bilbao ho perso 5 finali contro di loro. Giocavano un calcio spettacolare e noi abbiamo comunque momenti in cui siamo stati più volte vicini a segnare e fare il 2-2. All’ultimo minuto poi hanno segnato il 3-1, è stato veramente un peccato”.
Si parla spesso di ‘mentalità Juve’. Che cos’è? E in che modo viene trasmessa a chi arriva in bianconero?
“Io alla Juventus ho avuto il piacere e l’opportunità di stare con grandi giocatori e che erano capitani sul campo: Gigi Buffon, Giorgio Chiellini, Andrea Pirlo. È stato un piacere di giocare con calciatori di un livello così alto. Giorgio Chiellini per me è stato uno dei più grandi difensori della storia, tra quelli con cui mi sono confrontato io di sicuro. È stato un piacere, perché impari tantissimo con dei giocatori come loro. Quando sono arrivato per me erano come idoli, è stato bello trovarmi e giocare con loro. All’inizio ho fatto fatica perché non ero abituato al lavoro che si fa qua in Italia, poi ho trovato Antonio Conte che sicuramente è uno di quelli che lavora di più. Ricordo che ho fatto tantissima fatica nel ritiro e non ho giocato fino a novembre, poi Antonio mi ha dato l’opportunità e ho giocato tutta la stagione e ho fatto un grande anno, ma è stata dura”.
Tra le cinque italiane impegnate in Champions vedi qualcuna in grado di lottare per la vittoria finale con i top club?
“Speriamo! Le squadre italiane sono sempre competitive, alla fine arrivano sempre alle semifinali e sono sempre lì in lotta per vincere. Poi vincere ovviamente non è facile perché ci sono delle squadre come ad esempio il Real Madrid che non si spiega come come è possibile che negli ultimi anni sta vincendo tante Champions League. Sono quelle squadre che hanno quella attitudine vincente, che sanno giocare a quel tipo di partite, quello gli dà tantissima esperienza per giocare quelle partite. E questa è la cosa che manca alla Juve: siamo arrivati nove volte finali e ne abbiamo perse sette. Questo è durissimo, speriamo che cambi questa cosa”.
Il Napoli per rinascere si è affidata ad un allenatore che conosci benissimo, cosa porterà Conte al Napoli?
“Penso che fare una grandissimo lavoro. Sicuramente già in ritiro sta mettendo tutti in forma e sta assimilando tutte le cose buone di ogni giocatore. Sono convinto che farà una grande squadra e se la giocheranno, alla fine credo saranno in lotta per il campionato”.
Conoscendo metodi e carattere di Conte e l’ambiente di Napoli. Qual è la più grande difficoltà che potrebbe trovarsi ad affrontare?
“Non credo trovi difficoltà perché lui è un allenatore con tantissima esperienza e sono convinto che dal primo minuto riuscirà a infondere la sua cattiveria alla squadra è a far giocare la squadra molto bene”.
Molti calciatori che sono stati allenati da Conte ci dicono che all’inizio hanno pensato “Questo è pazzo” per poi ricredersi. Ci racconti la tua esperienza personale con lui?
“Sì, è così come ti hanno detto (ride, ndr). Io mi ero preparato per arrivare in forma alla Juve, solo che con Conte si lavora tantissimo tanto che sono arrivato ad un punto dove ho strafatto e non ce la facevo più. A quel punto sono andato giù sia fisicamente che mentalmente perché per me era una situazione difficile da gestire in quel momento. Era anche la prima volta che andavo fuori dal mio Paese e quando vai all’estero all’inizio non è facile: nuova lingua, nuovi metodi, nuovi compagni. Comunque Antonio (Conte, ndr) è stato importantissimo per me, mi ha aiutato tantissimo a tornare su, a riprendere la forma e quando mi ha dato l’opportunità io ho risposto, ho fatto gol e da lì in poi ho fatto una grande stagione”.
Tu a Napoli hai vissuto due stagioni abbastanza complicate, ci puoi raccontare cosa è successo in quel fine 2019 tra ‘ammutinamento’ ed esonero di Ancelotti?
“Io avevo firmato con il Napoli per Carlo Ancelotti. Mi sono trovato molto bene con lui, è veramente un grande allenatore. Ma soprattutto, la cosa più importante, è una grandissima persona. Per me è stato un piacere essere allenato da lui in quel periodo. Il problema è stato questo: che Aurelio (De Laurentiis, ndr) secondo me non ha gestito bene la cosa. Quella era una situazione che un allenatore come Ancelotti sa gestire alla perfezione e tu non devi intrometterti in cose che fanno parte del lavoro dell’allenatore. Speriamo che ora è che è arrivato Antonio Conte lo lascino lavorare e lascino fare a lui perché nell’area sportiva chi sa più di calcio è l’allenatore”.