Non ci sono solo le Curve di Inter e Milan all’interno dell’inchiesta prodotta dalla Procura della Repubblica di Milano e che ha portato all’arresto di 19 ultras facenti parti dei direttivi della Curva Nord nerazzurra e della Curva Sud rossonera. Dalle pagine degli atti emergono dettagli che riguardano anche altre realtà, come, ad esempio, quella dello stadio della Juventus e della sua gestione dei posteggi, uno dei business malavitosi più importanti contestati ai tifosi arrestati dei due club milanesi.
L’INCHIESTA – Come riportato dal Corriere – Torino, infatti, al centro delle intercettazioni ci sarebbe un intreccio che voleva i “gestori” dei parcheggi attorno a San Siro, interessati a prendere il controllo anche di quelli attorno allo Juventus Stadium. L’inchiesta della Procura di Milano sulle curve aveva puntato gli occhi anche su Torino, salvo poi lasciar perdere, almeno per ora perché sotto la Mole s’era già infilata la ‘ndrangheta.
L’INTERCETTAZIONE – Almeno così emerge dal contenuto di una telefonata intercettata il 3 luglio 2020 dal Gico della guardia di finanza. Questo il testo riportato: Giuseppe Caminiti (arrestato, ndr) asseriva infatti, che “Beppe”, pacificamente Giuseppe Calabrò, quando gli aveva paventato la volontà di acquisire anche la gestione dei parcheggi dello stadio di Torino, aveva immediatamente cassato il progetto poiché già gestiti da altra famiglia calabrese, i Belfiore. E questa l’intercettazione: “Gli ho detto, “Beppe mi fai prendere lo stadio di Torino?” — argomenta Caminiti — e lui mi fa: “Pinuccio tieniti questo (San Siro, ndr)…perché…perché prendere…andare a tirargli via il mangiare ad altre persone?”.
L’INCONTRO – Dell’argomento, Caminiti aveva parlato con Gherardo Zaccagni, cui faceva capo la gestione di diversi parcheggi in giro per l’Italia, compresi alcuni nei dintorni dello stadio Meazza. E il dato emerge dalle relazioni dei pm di Milano Sara Ombra e Paolo Storari all’interno della richiesta di custodia cautelare: “Caminiti si recava a Torino insieme a Zaccagni: giunti nel capoluogo piemontese, tra i vari argomenti trattati, discutevano della presenza delle famiglie di ‘ndrangheta lì operative e Caminiti indicava quale ‘ndrina egemone, quella dei Belfiore”. Un tentativo di allargare il business stoppato sul nascere e che, oggi, la Procura di Milano non ha approfondito, ma che la Procura di Torino potrebbe alimentare.