Gianluigi Buffon, Capo Delegazione della Nazionale Italiana, ha rilasciato un’intervista al settimanale ‘Sette’ soffermandosi sugli scottanti temi relativi al calcioscommesse e alla ludopatia: “È un tema molto delicato. Credo sia sbagliato criminalizzare e non fare dei distinguo. Scommettere di per sé non è reato, gli stadi stessi e le trasmissioni sportive sono pieni di pubblicità di App di questo genere e lo Stato incentiva il gioco. Se invece un calciatore scommette sul calcio va incontro a punizioni che giustamente devono essere inflitte; ma se scommette sulla pallavolo, sul basket, sulle corse dei cani…non sta commettendo alcun reato”.
“E’ un ruolo di cui sono orgoglioso. Sarei un folle a pensare di poter trasmettere qualcosa come è riuscito a Gianluca. Cerco almeno di non farlo rimpiangere troppo, senza però scimmiottarlo. Faccio Gigi Buffon con i miei pregi e difetti, le mie profondità e superficialità. Ho avuto la fortuna e la capacità di avere come priorità l’emozionare e l’emozionarmi. Restare alla Juve in serie B, a 28 anni e da campione del mondo, sembrava da folli, ma era una scelta che mi rappresentava, il riflesso di quello in cui credevo da bimbo. I soldi invece sono sempre stati l’ultima cosa, un non tema”.
Sulla decisione di dire addio al calcio giocato:“No, sono veramente felice di aver smesso. Mi sto dedicando ai tanti interessi ai quali ho dovuto rinunciare per questa vita da calciatore così totalizzante”.Poi due battute su Roberto Mancini, ex commissario tecnico che in estate ha salutato la Nazionale azzurra diventando poi il nuovo ct dell’Arabia Saudita: “A Mancini bisogna dire grazie, ha regalato agli italiani un’emozione grandissima”.